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23/01/2022 Italia Solare
È ora di tagliare gl'incentivi alle fonti fossili e far si che il GSE si dedichi interamente allo svulippo delle rinnovabili. Qui di seguito il testo integrale della lettere.

Egregio Presidente, egregi Ministri,
l’impennata dei prezzi dell’energia è un problema serissimo per famiglie e aziende.
I prezzi delle ultime settimane e, attenzione, quelli previsti per il 2022, non hanno eguali nella storia
del nostro Paese. Mai nella storia dell’energia italiana sono stati raggiunti prezzi così alti, neanche
nella crisi petrolifera del 1972.
I fatti dimostrano, senza il minimo dubbio, che il gas non è quella fonte affidabile e conveniente che
ministri, funzionari e top manager delle partecipate energetiche ci hanno sempre voluto far
credere. Con pragmatismo non possiamo più neppure dire che la transizione energetica richieda
decenni e debba basarsi sul gas che, arrivando dall’estero, presenta una dipendenza da variabili non
controllabili. Occorre un’accelerazione dell’incremento delle rinnovabili e il ruolo del gas deve
essere urgentemente ridimensionato, a favore di rinnovabili e accumuli idraulici ed elettrochimici.
Duole evidenziare che negli ultimi anni, 2021 incluso, le nuove installazioni di impianti solari
fotovoltaici in Italia, in linea con una politica troppo pro-gas, sono state molto inferiori a quelle
registrate in tutta Europa. Previsione 2021, fonte SPE (Solar Power Europe): Germania 5,4 GWp,
Olanda 3,4 GWp, Spagna 3,2 GWp, Polonia 2,7 GWp, Francia 1,9 GWp, Belgio 0,95 GWp, Italia 0,9
GWp.
Non credete a chi sostiene che la soluzione è nell’aumento della produzione nazionale del gas,
anche considerando regole che limitino i guadagni di chi estrae, tratta e vende, perché i quantitativi
non sarebbero sufficienti per ottenere risultati tangibili sulle bollette degli italiani e si creerebbero
nuovi problemi ambientali, allontanandoci dai veri obiettivi.
Non credete a chi insiste col nucleare, troppo incerto nei tempi e nei costi per poter rappresentare
un’alternativa reale.
La soluzione è invece nelle rinnovabili, solare ed eolico in primis, che consentono indipendenza
energetica.
In questo contesto è giusto anche ricordare che oltre 1 milione di italiani, tra imprese e famiglie,
stanno limitando l’impatto pesantissimo dell’aumento dei prezzi dell’energia grazie all’impianto
fotovoltaico che hanno deciso di installare. Bisogna lavorare per aumentare e di molto questo
milione di italiani.
Abbiamo ascoltato le Sue dichiarazioni al Senato dello scorso 15 dicembre e concordiamo con Lei
che servono interventi anche forti per calmierare i prezzi nel breve termine, ma non ci si può
sottrarre dalla necessità di attuare anche interventi strutturali, volti a evitare in futuro nuove crisi di
prezzi come quella che stiamo vivendo adesso.
Sulla necessità di intervenire nell’immediato, è prima di tutto giusto avere idea delle cifre di cui
parliamo: in termini assoluti per la materia prima energia l’Italia pagherà 140 miliardi di euro/anno
anziché 40 miliardi.
Parliamo di 100 miliardi di euro di extra-costo! Peccato che parliamo di soldi che escono dall’Italia,
risultato, doveroso ricordarlo ancora, dell’aver puntato tanto, troppo, sul gas. Sono numeri così alti


che è obiettivamente difficile individuare soluzioni efficaci, ma che lasciano intendere che se si vuole
raggiungere qualche risultato minimamente tangibile ed evitare una drammatica crisi industriale e
di conseguenza sociale occorre intervenire a tutti i livelli.
Per quanto concerne gli interventi di breve termine, raccomandiamo di non commettere ancora
l’errore fatto dal governo Renzi, che nel 2014 intervenne tagliando gli incentivi del Conto Energia con
effetti spesso molto pesanti sui piani economici di molti proprietari d’impianto e sulla credibilità
dell’Italia verso gli investitori nazionali e internazionali. Gli incentivi per gli impianti fotovoltaici
installati principalmente tra il 2010 e il 2013 pesano sulla bolletta elettrica circa 20 euro/MWh, da
confrontare con gli attuali 400 euro/MWh e i 250-300 euro/MWh previsti per l’anno prossimo.
Intervenire su queste componenti porterebbe evidentemente più problemi che vantaggi.
Se proprio deciderete di intervenire sui produttori di energia da fonte rinnovabile, come da Lei stesso
accennato, ricordiamo innanzitutto che molti di loro hanno bloccato il prezzo di cessione, scelta che
ha permesso di scaricare su molti consumatori il vantaggio di avere delle tariffe fisse. I produttori di
energia rinnovabile che non hanno bloccato il prezzo stanno invece ricevendo prezzi molto superiori
al passato, è innegabile.
Va tuttavia ricordato che i business plan degli onerosi investimenti nel fotovoltaico (nel 2009-2010
1 MWp costava anche 5 milioni di euro e nel 2012-2013 ancora 2,5 milioni di euro, mentre oggi siamo
sotto il milione per gli impianti di grossa taglia) si basavano oltre che sulla tariffa dei vari Conto
Energia (che giustamente scendeva con il ridursi dei costi d’impianto) anche sui prezzi di cessione
che all’epoca erano superiori ai 100 euro/MWh. Invece, l’abolizione del PMG (Prezzo Minimo
Garantito) prima, e la riduzione del prezzo di mercato dell’energia poi, a valori variabili tra 40 e 60
euro/MWh, tra l’altro proprio grazie al contributo dello stesso fotovoltaico che aumentò i livelli di
concorrenza nel mercato dell’energia, hanno ridotto molto i ricavi degli impianti. L’anno scorso i
prezzi di vendita per diversi mesi sono scesi addirittura a 25-35 euro/MWh.
Non si deve quindi pensare che i prezzi alti di queste ultime settimane, pure invernali e quindi con
produzioni solari più limitate, rappresentino un riferimento significativo. Ma, vista l’eccezionalità del
momento, è a nostro avviso corretto un provvedimento di partecipazione alle difficoltà del Paese, se
legato solo ed esclusivamente a un limite al prezzo di vendita dell’energia rinnovabile (di sicuro non
inferiore a 100 euro/MWh), per poter utilizzare le somme eccedenti per calmierare le bollette per gli
italiani, esentando da tale provvedimento gli operatori che hanno contrattato a prezzo fisso la
propria energia. Correttezza vorrebbe che si tenga conto dei ricavi perduti, per restituirli magari
tramite una proroga del periodo di incentivazione del Conto Energia tale da recuperare le somme
perdute.
Tale limite ai prezzi di vendita potrebbe valere per il primo semestre del 2022, con un impegno a
ridiscutere la situazione, per un’eventuale proroga del provvedimento, tra aprile e maggio dell’anno
prossimo.
Un intervento così forte sarebbe per noi accettabile solo associandolo alle seguenti ulteriori azioni:
1) si deve richiedere uno sforzo a tutti gli attori della filiera energetica: da chi produce,
distribuisce e vende i combustibili fossili a chi produce distribuisce e trasmette l’energia
elettrica. Ci permettiamo di segnalare una inesattezza nel suo discorso: ha parlato di extra
guadagni dei venditori di energia, in realtà questa situazione eccezionale di prezzi alti sta


creando enormi problemi a chi vende energia termica ed elettrica, a causa di sbilanciamenti
finanziari giganteschi, tanto che moltissimi venditori stanno saltando. Per questo
concordiamo con la richiesta, giunta anche da alcuni esponenti politici, di prevedere una
copertura assicurativa statale utile per i venditori di energia per ottenere dalle banche le
fideiussioni necessarie per poter continuare il loro lavoro. Invece, chi estrae e
commercializza i combustibili fossili, a cominciare dall’Eni, sta facendo extra profitti molto
significativi che andrebbero limitati alla pari o anche più di chi produce energia da fonti
rinnovabili. Trattandosi pure di una partecipata dallo Stato ci aspettiamo che il governo
richieda un atto di responsabilità anche a Eni.
Analogamente tutte le altre partecipate devono dimostrare senso di responsabilità
accettando di buon grado dei limiti ai loro guadagni, sia quelli derivanti dalla situazione
eccezionale attuale sia quelli collegati alle concessioni che hanno sempre garantito margini
altissimi. È arrivato il momento di rivedere, contenendoli, tali guadagni, specie nell’attuale
momento di gravissima difficoltà per tutti gli italiani. È anche necessario imporre ai
concessionari delle reti che i soldi pagati dagli italiani in bolletta per la gestione delle reti,
siano esse di distribuzione o trasmissione, siano destinati unicamente alla gestione e
sviluppo delle reti stesse, impedendo che parte di tali fondi siano “distratti” per acquisire
società private attive in mercati, energetici ma non solo, che dovrebbero mantenere delle
eque condizioni di concorrenza;
2) serve un’accelerazione straordinaria nello sviluppo delle rinnovabili. È questo l’intervento
strutturale che chiediamo, nell’interesse di tutti gli italiani. Quanto sta succedendo dimostra
inequivocabilmente che i numeri del PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia Clima)
devono essere rivisti al rialzo, e pure di molto.
Come accelerare lo sviluppo delle rinnovabili?
Innanzitutto il GSE dovrebbe dedicarsi unicamente allo sviluppo delle rinnovabili. Non ha più senso
dedicare risorse a cercare la carta o la firma che manca per tagliare gli incentivi di impianti installati
oltre 10 anni fa. Potremmo accettare un limite al prezzo di vendita solo se si fermano
definitivamente ispezioni e contenziosi che, importantissimo sottolinearlo, nella stragrande
maggioranza dei casi riguardano unicamente errori di forma, spesso pure discutibili. Nulla da dire
su eventuali frodi, che però, dopo oltre 10 anni di analisi dettagliate basate su criteri selettivi ormai
collaudati, dovrebbero essere state scovate, se non tutte, quasi tutte. Suggeriamo altresì di
alleggerire lo staff del GSE togliendogli l’incombenza della gestione di centinaia di migliaia di piccoli
impianti, offrendo ai proprietari degli impianti fino a 6 kWp (quindi utenze residenziali) la possibilità
di ricevere, anticipati e quindi attualizzati, i residui introiti del Conto Energia.
Il miglior modo, perché più rapido, efficace ed economico, per ridurre in modo strutturale le bollette
di famiglie e imprese, è spingere al massimo la diffusione degli impianti fotovoltaici con accumuli
su tetti di case e aziende ma anche sui terreni privi di vincoli paesaggistici e ambientali. Le attuali
detrazioni per gli impianti residenziali sono sicuramente valide, mentre per gli impianti su tetti
commerciali e industriali, che non si stanno diffondendo come servirebbe, suggeriamo di attuare al
più presto un credito d’imposta con valori più alti in presenza di amianto da bonificare. Per gli
impianti a terra, che è giusto ricordare che ora rappresentano molto spesso delle significative
opportunità di difesa e sviluppo delle attività agricole, occorre sbloccare urgentemente gli iter


autorizzativi. A tal proposito, per essere davvero concreti, Le chiediamo di intervenire al più presto
per sbloccare la partenza dell’attività della commissione di valutazione di impatto ambientale degli
impianti di energia rinnovabile. Il MITE è stato rapido nel selezionare la squadra, ma ci risulta che la
stessa sia ferma a causa di un iter amministrativo volto a deliberare i relativi fondi di copertura. Non
è accettabile. Come pure non è accettabile fare decreti di semplificazione per velocizzare gli iter
autorizzativi degli impianti su terreni industriali e poi scrivere alle regioni dicendo che tali
semplificazioni si applicano solo se non ci sono vincoli sulle linee elettriche interrate, cosa
praticamente impossibile vista l’usuale lunghezza delle linee. Con questo approccio non si potrà mai
semplificare sul serio.
Sono solo degli esempi. Bisogna cambiare marcia.
Un altro provvedimento, che consentirebbe agli italiani di ridurre considerevolmente l’impatto delle
bollette, è l’implementazione dei prezzi dinamici, che consentono di pagare un prezzo dell’energia
variabile nelle ore della giornata in funzione dei costi di produzione, che grazie alle rinnovabili e in
particolare al fotovoltaico nelle ore diurne è molto basso: perché non riflettere questa dinamica di
prezzo sugli utenti?
È il meccanismo del demand-response, già in vigore in altri paesi europei e pure richiesto da tempo
dall’UE In questo modo gli italiani sposterebbero i loro consumi nelle ore in cui l’energia costa meno.
Per una fabbrica, visti i costi energetici ora raggiunti, una simile opportunità farebbe la differenza tra
rimanere aperti o chiudere.
Fondamentale anche promuovere con urgenza e senza rallentamenti burocratici la possibilità per i
cittadini di aggregarsi per fare, almeno con riferimento alle ore di maggior produzione rinnovabile
della giornata, acquisti pluriennali a prezzo fisso di energia rinnovabile, con meccanismi che
garantiscano gli aggregatori e i traders rispetto al rischio di recesso dei cittadini.
Il fotovoltaico è la sola fonte in grado di installare gradi potenze in breve tempo. È quello che ci
serve per ridurre rapidamente e in misura crescente la dipendenza dal gas.
È possibile arrivare anche a 10-15 GWp in un solo anno: tra il 2010 e il primo semestre del 2011 si
installarono e collegarono 11 GWp di impianti fotovoltaici!
Non si chiedono incentivi, ma solo sblocchi autorizzativi e provvedimenti di mercato.
Bisogna solo rimboccarsi le maniche e lavorare, ma come nelle aziende serve un messaggio
fortissimo dall’alto, quindi da Lei in primis e dai Suoi ministri.
Serve anche coraggio, che significa anche essere capaci di prendere le distanze da quei soggetti
che hanno interesse a mantenere la produzione di energia centralizzata, difendendo a spada tratta
posizioni dominanti che garantiscono generose rendite. L’unica soluzione all’attuale crisi è
velocizzare la svolta energetica (non si può più parlare di transizione) verso la generazione
distribuita e rinnovabile, la sola in grado di realizzare i veri interessi delle famiglie e delle aziende
italiane, oltre che ovviamente dell’ambiente.
Le manovre tampone che vi apprestate a varare per il contenimento dei costi energetici, sicuramente
necessarie, avranno senso se e solo se saranno accompagnate da provvedimenti di più ampio
respiro, volti a realizzare una crescente indipendenza energetica del Paese.


Si è parlato tanto di crisi sociale collegata alla transizione energetica. I fatti dimostrano che la crisi
climatica è la prima che ci porta costi ambientali e in vite umane che non possiamo né dobbiamo
dimenticarci. E ora si è aggiunta una crisi economica e sociale associata non al passaggio alle
rinnovabili ma all’incapacità di staccarsi con convinzione dal gas.
L’aumento della potenza fotovoltaica ed eolica installata, in gran parte abbinata agli accumuli, è
l’unica modalità, immediatamente disponibile e veloce, per tamponare e attutire il disastro
ambientale, economico e sociale collegato alla crisi energetica che stiamo vivendo.
Se non ora quando?
Grazie per l’attenzione dedicata.

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